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Riassunto del Prof. Massimo Fabrizio Martelli per non addetti ai lavori
Lo studio riguarda 43 pazienti adulti (età mediana 40 anni) affetti da Leucemie acute ad alto rischio di recidiva che sono stati sottoposti a Trapianto di cellule staminali emopoietiche da donatore familiare incompatibile, non essendo disponibili donatori compatibili nè nell’ambito familiare nè nei Registri di donatori volontari. Accanto alle cellule staminali del donatore che hanno lo scopo di ricostruire le cellule del sangue, è stato infuso un elevato numero di linfociti convenzionali e di cellule T regolatorie (Tregs). Queste ultime sono in grado- senza dover somministrare nel post-trapianto trattamenti immunosoppressivi – di bloccare gli effetti negativi dei linfociti convenzionali (induzione della malattia trapianto contro ospite; Graft versus Host Disease) senza comprometterne l’azione positiva di eliminazione delle cellule leucemiche del paziente (effetto Graft versus Leukemia).
Questa strategia, elaborata per la prima volta dal Gruppo di Trapianto di Midollo Osseo dell’Università di Perugia, ha consentito
di ottenere risultati eclatanti nel controllo della malattia eliminando pressocchè completamente il rischio di recidiva post-trapianto e al contempo prevenendo la grave complicanza della Graft versus Host Disease.
Per contro, necessita sottolineare che in simili popolazioni di pazienti “ad alto rischio” i trapianti “convenzionali” sia da familiare identico o incompatibile sia da Donatori volontari sono purtroppo caratterizzati da un rischio di recidiva ancora molto elevato, costantemente attorno al 30%, a paragone del 5% osservato nel nostro studio.
In sintesi, per la prima volta, il trapianto di cellule staminali emopoietiche consente di raggiungere in pazienti adulti un potentissimo effetto anti-leucemico in assenza di una severa complicanza quale la Graft versus Host Disease.
06/11/2014 Presidente Giorgio Napolitano, Prof. Umberto Veronesi, Premio
VENOSTA al Prof. Brunangelo Falini
L’Accademia dei Lincei incorona il nostro luminare: Premio del Presidente della Repubblica
Nel corso della stessa seduta è stato comunicato che il premio Francesco De Cecco è stato attribuito ad un altro ricercatore dell’Università di Perugia, il professor Enrico Tiacci, per gli alti meriti nella ricerca sui tumori del sangue.
La bacheca dei riconoscimenti attribuiti al professor Brunangelo Falini, Professore Ordinario di Ematologia presso l’Università degli Studi di Perugia e Direttore della Struttura Complessa di Ematologia con Trapianto di Midollo Osseo dell’ospedale Santa Maria della Misericordia. si arricchisce di un altro prestigioso premio nazionale, attribuitogli dalla Accademia Nazionale dei Lincei.
La notizia della assegnazione dell’attestato al professor Falini è stata comunicata dal professor Alberto Quadrio Curzio , presidente della più antica accademia scientifica del mondo e massima istituzione culturale italiana giovedì mattina 15 giugno nella sede di Roma e in occasione della chiusura dell’anno accademico. Al professor Falini è stato attribuito il premio del Presidente della Repubblica, che gli sarà direttamente consegnato al Quirinale da Presidente Sergio Mattarella in data da destinarsi.
Nel corso della stessa seduta è stata data comunicazione che il premio Francesco De Cecco è stato attribuito ad un altro ricercatore dell’Università di Perugia, il professor Enrico Tiacci, per gli alti meriti nella ricerca sui tumori del sangue.
Il Premio Nazionale del Presidente della Repubblica è stato istituito per la prima volta nel 1948 da Luigi Einaudi, e poi conferito senza interruzioni dal 1949 ad oggi, con l’obbiettivo di valorizzare al meglio gli scienziati italiani. Il Premio viene attribuito, ad anni alterni, dalla Classe di Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali e dalla Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche dell’Accademia dei Lincei ad opere o scoperte di studiosi italiani. Non vi è dubbio che l’alto riconoscimento è riferito agli straordinari risultati di ricerca in campo ematologico conseguiti dal professor Falini e dal suo gruppo di ricerca, legati alla mutazione del gene Braf nella leucemia a cellule capellute, con relativi eccellenti risultati terapeutici con un cosiddetto farmaco intelligente. Il Professor Falini, presente a Roma alla proclamazione del premio ha commentato: “Sono onorato di questo ulteriore attestato di apprezzamento per la mia persona e il gruppo di lavoro che ho l’onore di dirigere ,alla soddisfazione, subentra il desiderio di proseguire il lavoro svolto per dare continuità alla ricerca e fondate speranze ai pazienti di tutto il mondo”.
Fonte Perugiatoday.it